Le stazioni sciistiche fantasma #1 Sauris

Ovvero; l’abominevole spreco delle nevi (cit.).

Un legante comune per tutto l’arco alpino è la presenza di cattedrali nel deserto (o meglio, boschi) lasciate a memoria di un tempo che fu. Quel tempo era cadenzato da nevicate importanti, sci, turismo di massa oltre a fantastici ed insensati progetti da parte di amministratori locali e non.

Dalla metà degli Anni ’60 anche in Friuli Venezia Giulia esplose la moda dello sci alpino e dei weekend sulla neve, (sole, wiskey e sei in pole position!Taac!) così che nel corso dei decenni successivi, lo sci divenne un vero e proprio sport di massa. Molte località della nostra montagna decisero di inseguire il trend, e viste le possibilità paesaggistiche ed economiche, privati e comuni costruirono senza sosta impianti e skilift, spesso piccoli ed in luoghi isolati.

Lo sci oggi non è più quello delle settimane bianche e delle vittorie di Alberto Tomba, persino le parole chiave per questo ambito sono cambiate; oggi il mondo del turismo invernale si intreccia con crisi economica, riscaldamento globale, prodotti (turistici e ricreativi) sostitutivi o più semplicemente progetti sbagliati e non sostenibili. In molti casi il segno di un passato con impianti e piste è riscontrabile solo labilmente nei boschi che hanno ripreso il loro spazio, in altri, scheletri ritorti e arrugginiti inquinano e deturpano la montagna, seminascosti dalla vegetazione che riconquista terreno dopo che, gli imprenditori conti alla mano, hanno deciso che no, non ne valeva più la pena.

Gli impianti abbandonati in modo più o meno clamoroso in Friuli Venezia Giulia sono circa una decina, frutto di casualità, ma più che altro di modelli di sviluppo turistico già da parecchio tempo insostenibile. L’impianto di Sauris di sotto è uno di questi casi clamorosi. Di proprietà del comune, venne costruito a 1350 mt nel 1967 e rinnovato nel 2002; comprendeva uno skilift, la stazione d’arrivo, il casotto di partenza, tutti i piloni ed i vari pali di illuminazione. Ed è ancora tutto lì, ma oggi le strutture sono seminascoste dalla vegetazione e si mimetizzano con i variopinti colori della flora saurana. Il motivo del suo abbandono fu dovuto ai costi di gestione troppo elevati rispetto l’afflusso di sciatori. Questo benchè nel 2002 fu stanziato un miliardo di vecchie lire per il rinnovo della pista di Sauris di Sotto e per la realizzazione delle strutture di innevamento ed illuminazione, poi inutilizzati per mancanza di fondi di gestione. Se volete approfondire questa follia, in calce avete un bel Link

Fa ridere, che ancora nel 2021 si pensi di costruire nuovi impianti in luoghi o quote neve imbarazzanti, dove metà delle strutture ricettive esistenti, (che a malapena ospitano le settimane bianche), vengono aperte soltanto a
singhiozzo sfregiando un patrimonio naturalistico straordinario.

Dove;

A Sauris di Sotto, si segue il sentiero n. 218 alle spalle dell’azienda Wolf, nel giro di una 30na di minuti si scorgono i primi pilastri.

Per approfondire;

https://www.mountainwilderness.it/wp-content/uploads/2017/02/Impianti-abbandonati-Friuli.pdf

https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/l-abominevole-spreco-delle-nevi/2/232453