La Villa sulla collina è un titolo perfetto per un film o un romanzo dalle tinte oscure. Oggi, nella nostra storia, vi raccontiamo di quella villa, ma quello che più fa paura è….il pericolo di crolli improvvisi!
Stiamo parlando di Villa Spezzotti, situata in posizione prominente su una collina vicino Tarcento, in un contesto in cui l’architettura ed il paesaggio si mescolano perfettamente. Realizzata alla fine dell’Ottocento come casa di villeggiatura, dopo molte vicissitudini passate nel corso della sua storia è ora in stato di completo abbandono, ed è il sogno proibito di ogni fan dei film di spavento!
Ma facciamo un passo indietro;
La villa fu fatta costruire dall’avvocato gemonese De Carli, successivamente, prima della grande guerra, fu acquistata dall’industriale e senatore Luigi Spezzotti, che vi risiedette per molti anni. Grazie alla famiglia, la villa ebbe la sua “belle epoque”, veniva infatti frequentata dalla borghesia della cittadina, ma soprattutto da personaggi di fama nazionale e da musicisti famosi. Fu rimodernata negli anni Trenta del Novecento in stile liberty ed eclettico grazie al radicale intervento dell’architetto udinese Ettore Gilberti. Niente di strano, Villa Spezzotti faceva parte delle numerose residenze stilòse, realizzate in quegli anni a Tarcento dagli esponenti più affermati dell’architettura locale e che valsero alla località il nome di Perla del Friuli.
E fu proprio durante l’ultimo conflitto che all’interno della villa si svolsero diversi fatti di sangue. Solo per riportarne uno, tra i tanti, derivante dagli atti ufficiali dei processi post bellici;
Durante la sua storia, la villa ha attraversato varie vicende storiche; è stata infatti sede di un comando italiano nel corso della Grande Guerra, dopo l’8 settembre 1943 venne occupata da un comando delle SS, e, in ultimo, fu sede di un distaccamento inglese poco dopo la fine della guerra.
Durante la sua storia, la villa ha attraversato varie vicende storiche; è stata infatti sede di un comando italiano nel corso della Grande Guerra, dopo l’8 settembre 1943 venne occupata da un comando delle SS, e, in ultimo, fu sede di un distaccamento inglese poco dopo la fine della guerra.
E fu proprio durante l’ultimo conflitto che all’interno della villa si svolsero diversi fatti di sangue. Solo per riportarne uno, tra i tanti, derivante dagli atti ufficiali dei processi post bellici;
Il 2 aprile 1945, lunedì di Pasqua, Pier Giuseppe Marangoni fu arrestato lungo la strada che conduce da Buia e Tarcento; quindi fu condotto a villa Spezzotti, sede del Comando tedesco. Qui venne trattenuto e legato mani e piedi. Nel corso della stessa notte il tenente del Comando tedesco Lassach, con l’aiuto dei marescialli tedeschi Neuhart e Hatzendorf e del collaborazionista italiano Arnaldo Patriarca, lo condussero nel parco della villa. Fu fatta scavare una fossa; quando questa fu finita, il maresciallo Neuhart esplose un colpo di pistola contro la tempia del giovane partigiano. L’uccisione avvenne senza formalità né processo. Il corpo del giovane venne rapidamente ricoperto; la salma fu ritrovata solo alla fine della guerra.
Da quei tragici eventi, il luogo non si è più ripreso e negli anni ’60, la villa fu venduta dagli storici proprietari: seguirono alcuni passaggi di proprietà, la dimora non è però mai stata abitata dopo la metà dei 60’s, ed il terremoto del 76 l’ha gravemente lesionata.
La magione ha una superficie di circa 850 mq, distribuiti su tre piani, con un enorme e sinistro scantinato di circa 170 mq, che include due autorimesse, liscivaia, cantina, legnaia, serra, veranda. Il piano rialzato con cinque vani, offre anche un grande terrazzo, con le balaustre in pietra originali, più un caratteristico portico. I crolli sono ovunque e nelle voragini si possono notare le canne che venivano usare per indurire l’intonaco, tecniche di un secolo fa. Il silenzio è surreale, non ci sono rumori provenienti dall’esterno, nè tanto meno dall’interno (che poi è meglio così!).
Nelle facciate esterne, permangono gli stilemi liberty attorno alle finestre, nei caratteristici capitelli delle colonne del portico, nella caratteristica travatura del tetto a vista. Negli interni si notano ancora parte del decoro originario, su travi a vista, del soffitto di un salone e i lavori in ferro battuto nelle inferriate originali. L’impianto stesso della villa segue il gusto liberty dell’epoca, con l’ampio atrio che ospita lo scalone, su cui si aprono le stanze. Ad oggi molto, moltissimo è crollato o danneggiato, gli intonaci scomparsi permettono anche di vedere i lavori di restauro degli anni 30, con stanze e porte che vennero modificate. La villa possiede inoltre un ampio parco di 22mila mq, con alberi ad alto fusto.
Unico elemento moderno, ed ancor più affascinante ed inquietante, è il capolavoro aggiunto recentemente sulla balaustra nell’entrata secondaria. Da brividi. Soprattutto se te ne accorgi dopo un po’ che ti fissa.
Non disperate comunque, la Commissione regionale del Mibact ha recentemente deciso di tutelare il bene, visto il pregio architettonico dell’edificio, ancora distinguibile nonostante l’evidente degrado in cui versa, e la forte connessione che il bene ha con la storia locale.
Dove;
La villa sorge in una proprietà privata, e se non era già abbastanza evidente, è pericolante e pericolosa. E poi fa paura. E no, non vi dico dov’è, che poi andate a farvi male.
Per approfondire;
Ville a Tarcento, di Gabriella Bucco – Udine : Società Filologica Friulana, 2018. – 94 p. : ill. ; 22 cm.